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Apple alla sfida dei servizi: solo così sarà tablet-mania

di Luca De Biase

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22 gennaio 2010

Centocinquanta invitati. Steve Jobs. E l'ultima creazione della Apple. Il 27 gennaio sarà finalmente mostrato l'iPad, l'iSlate, insomma, il nuovo tablet della Mela. Le indiscrezioni, abilmente pilotate dall'azienda, hanno ormai creato un clima di attesa febbrile.

Superati i controlli di sicurezza, i centocinquanta invitati entreranno in una saletta spoglia. Jobs, sornione, comincerà forse parlando della quarta versione del sistema operativo per iPhone, la nuova suite iLife, oppure un accordo commerciale con Verizon che romperebbe il monopolio dell'At&t sulla vendita di iPhone negli Usa. Poi, con un filo di understatement, mostrerà l'anteprima più succulenta, annunciando che il prodotto non sarà in vendita prima di marzo. Comincerà spiegando il processo che ha portato alla forma prescelta, dimostrando che era l'unica possibile. Perché il tablet doveva essere leggero, con un grande schermo ad alta risoluzione, veloce, connesso a internet senza fili. Poi accenderà, sfiorerà lo schermo, illustrerà come si usa, dirà che sarà ottimo per leggere, ascoltare musica, guardare foto e telefilm, giocare, comunicare. Si dice che, magari non proprio alla prima versione, saprà riconoscere l'utente che lo prende in mano: secondo il Wall Street Journal, infatti, avrà una telecamera che servirà, oltre alle videochiamate, anche a personalizzare il contenuto in funzione di chi tra i familiari lo starà usando.

Gli ospiti saranno ammirati dal design e dall'interfaccia. Ma si staranno domandando: quanto costerà? chi lo comprerà? Sarà proprio in quel momento che arriverà la svolta della presentazione: perché Jobs presenterà il servizio online dal quale il tablet scaricherà i libri, i giornali, le riviste, i programmi televisivi, i giochi. E annuncerà i primi partner. Sarà allora che gli ospiti comprenderanno se il tablet sarà davvero la quarta grande innovazione della Apple, dopo il Macintosh, l'iPod, l'iPhone. Perché il suo successo dipenderà da quanto sembrerà indispensabile. Le indiscrezioni dicono che Jobs potrà annunciare che il tablet servirà a leggere nuove bellissime versioni digitali delle riviste della Conde Nast, l'editore di Vogue e Wired, quelle del gruppo Time, come Sports Illustrated, il New York Times e il Wall Street Journal, i libri di HarperCollins. E potrà offrire accesso a una selezione di programmi televisivi della Cbs, della Abc, forse della News Corp. E ancora servirà a giocare con i prodotti della Electronic Arts. Ovviamente, le aziende citate non hanno in generale confermato queste indiscrezioni. Il presidente del New York Times, Arthur Sulzberger, in un'intervista, ha commentato soltanto: «Stay tuned» (cioè, qualcosa come «aspettate e vedrete»).

La fibrillazione che circonda l'arrivo annunciato del tablet della Apple, in effetti, è motivata soprattutto dal fatto che Jobs è riuscito in passato a inventare un mercato per la musica digitale, costruendo da zero una soluzione per un'industria che fino all'arrivo della piattaforma iPod-iTunes non riusciva a trovare il modo per convincere il pubblico a comprare i brani musicali invece di scaricarli illegalmente dalla rete. Un successo ripetuto con la piattaforma iPhone-AppStore che ha creato dal nulla un gigantesco mercato per il software da usare con i cellulari. La speranza degli editori – di libri, giornali e programmi televisivi – è che il tablet possa ripetere il successo anche per i loro prodotti, i cui modelli di business sono minacciati dalla disponibilità di contenuti gratuiti sul web.

In attesa di vedere se davvero queste aspettative saranno soddisfatte, l'imminente arrivo del tablet ha già determinato una conseguenza: Amazon ha abbassato la quota che trattiene del valore dei libri elettronici che vende per il Kindle, proprio per pareggiare la percentuale che Apple trattiene sulla vendita delle applicazioni per iPhone e non lasciarsi scappare gli editori. Questi, a loro volta, si dovranno preparare. A marzo, o giù di lì, potrebbero avere un nuovo canale di vendita: ma dovranno fare ricerca per realizzare prodotti sufficientemente attraenti.

22 gennaio 2010
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